Venerdì 27 Settembre 2024 - 05:13

Blackout informatico e caos nei trasporti

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Documenti - Blackout informatico e caos nei trasporti

26 Settembre 2024

Un aggiornamento difettoso di un software informatico ha bloccato settori cruciali in tutto il mondo. L’Ocse rileva segnali di ripresa per le famiglie italiane, ma con cautela. Andamento lento delle trattative sui rinnovi contrattuali dei trasporti

Quando un bug ferma il mondo

Quando un bug ferma il mondo Nel mese di luglio 2024 abbiamo appreso dalle cronache di una disfunzione nell’aggiornamento del software Crowdstrike che ha provocato un disastro informatico di proporzioni planetarie e che ha paralizzato 8,5 milioni di dispositivi Windows, con disagi per gli utenti e danni miliardari per le aziende coinvolte operanti in settori critici quali sanità, logistica, media, trasporti e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Anche a bug risolto gli effetti sulle operazioni volo di numerose compagnie aeree coinvolte sembrerebbero essere durati giorni: si stima, ma è ipotesi ancora preliminare, che potrebbe comportare perdite non inferiori ai 15 miliardi di dollari in tutto il mondo. La sola Delta Air Lines, secondo una analisi di Citigroup research in un focus relativo al trasporto aereo, potrebbe aver registrato perdite quantificabili in 500 milioni di dollari nel trimestre in corso a cui si dovrà aggiungere il grave “danno reputazionale” che il vettore aereo potrebbe subire a causa dei pesanti disagi riportati dai clienti. La stessa Microsoft potrebbe dover sostenere costi, presumibilmente nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari, oltre ad un significativo danno di immagine. Questo nonostante sia CrowdStrike che Microsoft abbiano rapidamente messo a disposizione degli utenti danneggiati una serie di strumenti per risolvere i problemi di blocco legati all’inconveniente. La prima domanda che ciascuno si fa in questi casi è: si poteva evitare? A quanto pare sì, infatti Microsoft ha puntato il dito contro le politiche dell’Unione europea per il blocco mondiale dei sistemi Windows colpiti dal citato bug nel Falcon Sensor di CrowdStrike. L’evento sarebbe stato causato da un abbassamento dei livelli di sicurezza causato da un accordo del 2009 che imponeva a Microsoft l’interoperabilità con i sistemi di terze parti non native. In parole povere i cosiddetti programmi compatibili ma non originali. Nel 2009 sembrerebbe che un’intesa Microsoft-UE, impose di fatto a Microsoft di consentire anche per programmi di terze parti lo stesso livello di interoperabilità dei programmi originali sviluppati da Windows, questo anche per i programmi di sicurezza informatica a partire da Windows Vista. Sembrerebbe, secondo Microsoft, che se in luglio l’aggiornamento di Falcon Sensor ha potuto mandare off line migliaia di sistemi, è proprio perché Microsoft ha dovuto consentire a programmi di terze parti lo stesso accesso a livello di kernel profondo, ovvero il programma situato al centro del sistema che ha il controllo completo del cuore del sistema operativo e che se compromesso può generare danni strutturali.

É questo un livello di accesso non consentito ad esempio da Apple al suo MacOS che permette quel livello di accesso solo ai programmi nativi, testati e sviluppati parallelamente al sistema operativo stesso, in una parola originali. Gli utenti cinesi sono invece risultati immuni al bug informatico perché la Cina utilizza infrastrutture tecnologiche e sistemi operativi in larga parte indipendenti dalle soluzioni di Microsoft e altri software occidentali. Questo grazie al diverso approccio del Governo cinese, certamente stimolato dalla situazione geopolitica, che già due anni fa aveva imposto la sostituzione di quasi 50 milioni di PC utilizzati nelle agenzie governative, con strumenti sia di hardware che di software interamente Made in China che possano quindi essere manutenuti a livello nazionale, un approccio alla cybersecurity tanto radicale quanto efficace. Quello della importante dipendenza dell’Europa dai prodotti americani, per quanto attiene l’Hight Tech è un dato incontrovertibile, come pure è fattuale la nostra subordinazione in altri ambiti stategici.

La lezione da imparare

Dipendere da sistemi centralizzati, da pochi fornitori di software, da un unico sistema operativo e da una piattaforma dominante, può determinare, come si è verificato in luglio, un impatto catastrofico su scala mondiale, paralizzando settori essenziali come i trasporti. L’incidente ha evidenziato l’importanza di avere sistemi di backup e soluzioni alternative sempre disponibili per ogni evenienza e, soprattutto, per settori strategici come i trasporti. Una maggiore resilienza tecnologica, con infrastrutture decentralizzate e diversificate, potrebbe ridurre il rischio di interruzioni così estese. Il bug ha confermato che il tema della sicurezza degli aggiornamenti automatici è fondamentale: un aggiornamento difettoso può avere effetti disastrosi, aprendo potenziali falle di sicurezza per attacchi hacker durante il ripristino dei sistemi. Cina e Russia, avendo sviluppato infrastrutture digitali indipendenti, sono state meno colpite dall’incidente. Questo dimostra l’importanza di diversificare le tecnologie utilizzate a livello nazionale per evitare l’impatto su larga scala causato da un singolo fornitore globale. In sintesi, il bug avrebbe dimostrato che le infrastrutture digitali globali non sono immuni da possibili malfunzionamenti e ha avvalorato la necessità di migliorare la resilienza tecnologica e ridurre al minimo la dipendenza da sistemi globalizzati.

Il Rapporto Ocse 2024

 L’Ocse certifica un aumento del reddito delle famiglie italiane pari al 3,4 %. É certamente una buona notizia ma, considerando gli scenari ed il quadro generale in un più ampio spazio temporale, scopriamo che la presunta crescita è decisamente striminzita perché nei fatti – certificati sempre dall’Ocse – rispetto ai 38 Paesi che ne fanno parte, siamo ancora sotto il livello di Pil pro capite di quindici anni fa, in compagnia solo di Grecia e Lussemburgo. Nel mentre «le prospettive economiche della Germania stanno collassando» sono le parole role testuali che sono state usate dal presidente di Zew (è un indice di fiducia degli investitori realizzato dall’istituto tedesco Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung o Centro per la Ricerca Economica Europea), che ha registrato il crollo della fiducia degli investitori tedeschi rilevato a 19,2 punti dopo il già non brillante 41,8 precedente. Se la Germania non si riprende, gli effetti negativi su alcuni dei settori chiave italiani quali il manifatturiero, la meccanica e l’automotive non si faranno attendere. Da troppi anni l’Italia è appesantita da un debito pubblico monstre, rilevato a giugno 2024 in 2.949 miliardi di euro in forte aumento rispetto al passato. Questo debito costa all’ Italia circa 80 miliardi di euro annui per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali. Come rilevato dal Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta «L’Italia è l’unico paese dell’area euro in cui la spesa pubblica per gli interessi sul debito è pressochè equivalente a quella per l’istruzione». É una situazione insostenibile, il debito pubblico italiano è uno dei più alti al mondo in termini assoluti, superando spesso il 130% del PIL. Questo rende difficile per il Governo gestirlo senza gravare eccessivamente sul bilancio nazionale, inoltre un debito così elevato mette a rischio la sostenibilità finanziaria del Paese nel lungo periodo. Una grossa parte delle entrate fiscali può finire nel pagamento degli interessi sul debito, riducendo le risorse disponibili per investimenti pubblici cruciali come l’istruzione, la sanità e le infrastrutture. Non si può continuare così, bisogna agire, questo debito va ridotto e alla svelta, si deve intervenire sulla spesa pubblica improduttiva intervenendo in primis su quella montagna di incentivi dati a pioggia alle imprese, senza discriminare tra chi rispetta i contratti collettivi nazionali di lavoro investendo su formazione e sicurezza e chi opera da pirata. Il contrasto all’evasione ed alla elusione fiscale deve essere più serio ed incisivo. Va inoltre chiesto un significativo contributo di solidarietà a quei soggetti che negli ultimi periodi hanno goduto di enormi extraprofitti quali, ad esempio, le multinazionali dell’energia, quelle farmaceutiche e della digital economy. Non si può sottacere che l’attuale situazione drammatica di debito pubblico dimostra, in maniera innegabile e qualora ce ne fosse ancora bisogno, che le pratiche adottate a partire dagli anni ’90 quali privatizzazioni e dismissioni di aziende e beni dello Stato, e quindi della collettività, non solo non hanno prodotto i risultati attesi ma hanno ridotto in maniera irreversibile il profilo industriale dell’Italia, hanno bruciato milioni di posti di lavoro producendo effetti negativi sui tassi di disoccupazione e sul sistema previdenziale e, infine, hanno prodotto un forte ridimensionamento del “made in Italy”.

La situazione dei trasporti e delle infrastrutture

Abbiamo già scritto del boom dei trasporti e della relativa crescita esponenziale nella domanda di mobilità, con incrementi record per aerei, treni e crociere e della relativa difficoltà a gestire in modo ordinato questi volumi. A breve su questo trend positivo agirà da booster un evento di rilevanza planetaria che si svolgerà in Italia. L’Anno Santo, noto anche come Giubileo, è un periodo speciale nella tradizione della Chiesa cattolica che viene celebrato ogni 25 anni e prevede una serie di eventi spirituali e religiosi incentrati sulla remissione dei peccati e sulla purificazione spirituale dei fedeli. Durante l’Anno Santo, i fedeli possono ottenere l’indulgenza plenaria per i loro peccati, purificando così il loro spirito. La celebrazione principale di un Anno Santo avviene a Roma, nella Basilica di San Pietro, dove il Papa apre la Porta Santa, un simbolo di apertura alla grazia e alla misericordia di Dio. Nella storia della Chiesa cattolica sono stati proclamati Anni Santi straordinari in aggiunta a quelli regolari, per rispondere a particolari necessità spirituali o situazioni globali significative. L’Anno Santo è quindi un periodo di riflessione, pentimento e rinnovamento spirituale per i cattolici di tutto il mondo, simboleggiato dalla pellegrinazione e dalla partecipazione a cerimonie. Il Papa aprirà la Porta Santa di San Pietro il 24 dicembre prossimo e la chiuderà il 6 gennaio 2026. Il nostro sistema dei trasporti è pronto ad accogliere l’enorme massa di fedeli stimata in 35 milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo? La risposta non può che essere affermativa, intanto perché lo ha già fatto nel 2000 e, soprattutto, perché la conoscenza e la preparazione delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti sono tali da poter affrontare al meglio e con la massima professionalità questo evento straordinario. Non si può sottacere però che il settore stia vivendo un momento di difficoltà per la mancanza di risorse economiche necessarie ad assicurare il servizio nel Trasporto Pubblico Locale e per la necessità di adeguamento delle infrastrutture sia nel sistema ferroviario che nel trasporto aereo dove va perfezionata l’operazione di fusione Ita Airways-Lufthansa. Inoltre le trattative per il rinnovo dei due contratti di lavoro della mobilità, Tpl e ferroviaria, scaduti da 8 mesi, non si sono ancora perfezionate e persistono alcune fragilità come l’escalation di episodi di aggressioni agli operatori front line. Un fenomeno complesso, del quale il sindacato si sta occupando da anni e che richiede un approccio olistico che deve vedere coinvolti tutti i soggetti interessati: sindacato, aziende, associazioni datoriali, ministeri competenti, regioni, comuni, ecc. È arrivato il momento di accelerare i percorsi relazionali in atto con tutti gli attori coinvolti per dare le giuste risposte alle lavoratrici e ai lavoratori del settore che attendono da troppo tempo. Come Fit-Cisl, come sempre, faremo la nostra parte affinchè ciò avvenga in tempi rapidi. Per farlo ancora meglio abbiamo bisogno del sostegno di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori coinvolti.

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