23 Aprile 2025
Il 1° febbraio 2025, il 47° Presidente degli Stati Uniti d’America ha annunciato nuovi dazi. Il rinnovo del Ccnl Tpl rappresenta un significativo avanzamento per le lavoratrici e i lavoratori del settore. La raccolta “porta a porta” potrebbe incrementare le malattie professionali
Una nuova sfida per l’Unione europea
L’annuncio del 1° febbraio 2025 del Presidente Trump, relativo all’introduzione di nuovi dazi doganali su merci e prodotti esteri, non dovrebbe aver colto di sorpresa nessuno in quanto, già nel corso del suo precedente mandato (2017-2021), il magnate americano, perseguendo la sua politica economica all’insegna del motto “America First” (l’America prima di tutto), aveva imposto dazi su acciaio e alluminio importati, penalizzando le esportazioni di Canada, Unione europea e Cina. Fra le diverse ragioni alla base di una simile scelta, sicuramente l’esigenza di mantenere le promesse fatte agli americani durante la campagna elettorale che, ripartendo da “America First”, è arrivata a “make America great again” (rendiamo l’America di nuovo grande) e, conseguentemente, la necessità di ravvivare la produzione industriale statunitense ostacolando la concorrenza estera al fine di riequilibrare gli scambi commerciali. Inoltre, è del tutto evidente che l’ulteriore obiettivo di Trump è quello di “rompere gli schemi” a livello globale facendo dei dazi, oltre che un uso commerciale, anche un uso politico per rimettere in discussione gli accordi, le prassi e le condizioni attualmente esistenti come, ad esempio, nel caso europeo, il divieto – per l’America – di mettere sul mercato carni trattate con anabolizzanti e Ogm (organismi geneticamente modificati) che, secondo le nostre autorità sanitarie «nel lungo periodo, possono diventare estremamente dannosi per la salute dell’uomo, poiché si tratta comunque di alimenti apparentemente biologici ma estremamente chimici».
Un ulteriore non secondario obiettivo funzionale al “make America great again” è, evidentemente, la proiezione di potenza se si considera che già dopo il primo discorso da Presidente ufficialmente eletto, sul suo social Truth, aveva affermato che l’annessione della Groenlandia agli Stati Uniti «è una cosa che deve accadere».
A fronte delle azioni americane, le reazioni dal mondo e dall’Europa non si sono fatte attendere. La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha dichiarato che: «I dazi universali annunciati dagli Stati Uniti rappresentano un duro colpo per le aziende e i consumatori di tutto il mondo. L’Europa è pronta a rispondere. Proteggeremo sempre i nostri interessi e i nostri valori. Anche noi siamo pronti a impegnarci. E passare dal confronto alla negoziazione».
La Commissione europea ha subito annunciato risposta «rapida e proporzionata» per difendere gli interessi europei attraverso due contromosse: la reintroduzione delle «misure di riequilibrio» del 2018 e 2020 – che erano state sospese – e l’imposizione di un nuovo pacchetto di misure aggiuntive. Per quel che riguarda la prima, il primo aprile le misure di riequilibrio saranno automaticamente ripristinate una volta scaduta la loro sospensione (il 31 marzo). Per la prima volta, queste misure saranno quindi attuate integralmente e i dazi saranno applicati su prodotti che vanno dalle barche al bourbon alle motociclette. Dato, però, che i nuovi dazi Usa hanno una portata più ampia, la Commissione ha avviato il processo per imporre ulteriori contromisure, che riguarderanno circa 18 miliardi di euro di merci. L’obiettivo è garantire che il valore totale delle misure dell’Ue corrisponda al valore degli scambi interessato dai nuovi dazi Usa.
Il governo britannico ha dichiarato che gli Stati Uniti rimangono il “più stretto alleato” del Regno Unito. Il ministro degli Affari Jonathan Reynolds ha dichiarato che il Regno Unito spera di trovare un accordo commerciale per “mitigare l’impatto” dei dazi del dieci per cento sulle merci britanniche annunciati da Trump. «Nessuno vuole una guerra commerciale e la nostra intenzione rimane quella di garantire un accordo», ha dichiarato Reynolds. «Ma nulla è fuori dal tavolo e il governo farà tutto il necessario per difendere l’interesse nazionale del Regno Unito», ha aggiunto il ministro.
Sul fronte di casa nostra, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha definito “sbagliate” le nuove tariffe del venti per cento contro l’Unione europea, affermando che non giovano a nessuna delle due parti.
«Faremo tutto il possibile per lavorare a un accordo con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di evitare una guerra commerciale che inevitabilmente indebolirebbe l’Occidente a favore di altri attori globali», ha dichiarato Meloni in un post su Facebook.
I dazi statunitensi interesseranno un totale di 26 miliardi di euro di esportazioni dell’Ue, circa il 5 per cento del valore totale delle merci europee che entrano negli Stati Uniti. È importante sottolineare che gli Stati Uniti sono il secondo mercato di destinazione per le esportazioni italiane, subito dopo la Germania. Un possibile incremento dei dazi da parte americana potrebbe quindi avere effetti significativi sull’economia nazionale, con potenziali ripercussioni su diversi settori produttivi.
Ed è proprio dall’universo dell’industria che proviene un segnale di allarme. «Non possiamo pensare che i dazi non saranno un problema» ha detto il presidente di Confindustria Emanuele Orsini – in occasione della diffusione del rapporto di previsione del Centro studi di Confindustria per l’economia italiana presentato a Roma – rimarcando come «saranno l’ennesimo stop alle nostre imprese».
Secondo il report di viale dell’Astronomia, il protezionismo innescato dagli Usa può determinare un calo dello 0,6 per cento del Pil nel 2026, con il rischio di fuga delle aziende e dei capitali. «In momenti difficili come questo servono misure straordinarie e coraggio straordinario» ha ribadito il presidente degli industriali italiani.
L’impatto sul mondo dei trasporti
In questa prima fase in cui i dazi imposti su acciaio e alluminio sono operativi dal 12 marzo 2025, le aziende stanno cercando di fronteggiare i maggiori costi attraverso l’ottimizzazione dell’organizzazione e della catena logistica e la rivalutazione delle rotte commerciali, dei fornitori e delle strategie di distribuzione e, in molti casi, implementando gli strumenti digitali disponibili con conseguenti effetti negativi sull’occupazione.
Tuttavia, tenuto conto degli annunci relativi a una possibile sospensione del provvedimento, un fenomeno che ci si può aspettare nell’immediato è un incremento della domanda di trasporto verso gli Usa e l’incertezza sul futuro del commercio e potenziali costi operativi aggiuntivi potrebbero indurre le compagnie di navigazione ad aumentare i noli, una dinamica già in atto a seguito delle nuove tensioni commerciali.
Considerato che l’introduzione di dazi innesca una serie di reazioni a catena nel sistema logistico globale, in attesa di verificare gli effetti di eventuali negoziati con gli Stati Uniti, non è possibile, in questa fase, immaginare scenari definiti tenuto conto dall’elevata variabilità della situazione.
Secondo Conftrasporto, in caso di applicazione, i dazi di Donald Trump costeranno al sistema della portualità commerciale italiana oltre tre miliardi e mezzo. La riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti oltre che nel trasporto marittimo di container potrebbe avere anche conseguenze negative in quello aereo.
Le vie d’uscita
Siamo quindi ancora una volta di fronte a una situazione complessa rispetto alla quale non si può reagire “di pancia” e neppure di istinto perché, in assenza dell’attivazione di un negoziato per definire appositi accordi commerciali, che tenga conto delle esigenze di tutte le parti in causa, nessuno vince. Neppure l’America che ha attivato questa inutile quanto inopportuna guerra commerciale. L’Europa è quindi chiamata a dare una risposta coerente che persegua gli interessi e il benessere di tutta la comunità e ben venga il ruolo dell’Italia quale promotore di un vertice fra Stati Uniti ed Europa, da tenersi a Roma, per dirimere le spinose vicende in atto e arrivare a ottenere tariffe doganali “zero per zero”.
Sarebbe il ritorno, per il nostro Paese, a un ruolo di primo piano sullo scacchiere europeo. Infatti proprio a Roma, per opera del governo del tempo, il 25 marzo 1957 vennero firmati due trattati che prevedevano rispettivamente l’istituzione della Comunità economica europea (CEE) e l’istituzione della Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom). Il primo istituì il mercato comune tra Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi basato sulla libera circolazione di merci, servizi, capitali e persone, mentre il secondo era finalizzato al controllo e al coordinamento dell’uso dell’energia nucleare a scopi civili.
Se l’Italia giocasse bene le sue carte potrebbe essere il solutore del problema dei dazi per l’intera Europa.
Per ottenere questo risultato però occorre compattezza, perché sono in gioco gli interessi del Paese e delle prossime generazioni.
Rinnovo Ccnl Mobilità TPL: la svolta attesa
La ratifica del rinnovo del Ccnl Mobilità Trasporto pubblico locale firmato l’11 dicembre 2024, avvenuta in sede ministeriale il 20 marzo 2025, è un passaggio storico. Il Viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi, durante l’incontro del 20 marzo, ha confermato che con il decreto accise, una parte delle entrate viene destinata al rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale. La sottoscrizione dell’intesa segna una tappa fondamentale non solo per il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori ma fa anche da apripista a una riforma complessiva del sistema, finalizzata a rendere il servizio più efficiente e più sostenibile.
Per questo guardiamo già al futuro. Il viceministro Rixi e le associazioni datoriali hanno, infatti, confermato che, a partire dal mese di giugno 2025, si avvierà il tavolo di confronto per la riforma del settore. Il Tpl è un asset strategico che soffre di fragilità strutturali riconducibili alla frammentazione del settore al cui interno operano una grande quantità di aziende, circa 900, che impedisce quindi la possibilità di fare economie di scala, rinnovare le flotte e investire in formazione. Una fragilità superabile attraverso una seria riforma del comparto che promuova la costituzione di uno o più “campioni nazionali”.
Il rinnovo contrattuale, oltre a dare una risposta sul piano economico, costituisce una solida base per elevare ulteriormente gli standard di salute e sicurezza, con azioni concrete per contrastare il crescente fenomeno delle aggressioni al personale del trasporto pubblico. L’escalation di episodi violenti è un problema sempre più preoccupante e va affrontato in modo sistematico e risolutivo.
In tal senso, è fondamentale rendere operative le misure previste nel protocollo per la sicurezza nel TPL, sottoscritto nel 2022 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal Ministero dell’Interno e condiviso con la Conferenza delle Regioni, l’Anci, le associazioni datoriali Asstra, Agens e Anav e i sindacati. Il protocollo prevede attività di monitoraggio, controllo e l’estensione delle buone pratiche in materia di sicurezza e protezione dei lavoratori, ma, ad oggi, non è stato ancora applicato. Queste misure sono cruciali anche per rendere il settore più attrattivo per i giovani, visto che, da troppo tempo, si registra una carenza di autisti e crescenti difficoltà per le aziende nel reclutare personale qualificato.
Raccolta differenziata porta a porta: quali rischi per la salute?
Diversi studi hanno evidenziato i rischi per la salute legati al sistema di raccolta differenziata cosiddetto “porta a porta”, in particolare per gli operatori coinvolti nelle attività di movimentazione manuale dei carichi (MMC). Queste analisi rivelano che i lavoratori del settore sono esposti a significativi rischi da sovraccarico biomeccanico, che possono portare allo sviluppo di disturbi muscolo-scheletrici, soprattutto a livello della schiena, del collo e delle spalle. Tali condizioni di stress fisico rappresentano una criticità non trascurabile per la salute a lungo termine degli operatori.
Con riferimento a questi rischi, l’articolo 168 del Decreto Legislativo 81/2008 stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di adottare misure organizzative adeguate, utilizzando mezzi e attrezzature meccaniche appropriate, al fine di minimizzare il rischio di sovraccarico biomeccanico per i lavoratori. Questa normativa, che promuove la protezione della salute dei lavoratori, trova un corrispondente riferimento nell’articolo 2087 del Codice Civile, che impone al datore di lavoro di garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre.
In questo contesto, è fondamentale esplorare soluzioni alternative che, pur mantenendo le stesse performance, non siano lesive per la salute dei lavoratori e, al contempo, contribuiscano a ridurre i costi operativi, con effetti positivi per i cittadini.
Un recente studio della Facoltà di Ingegneria della Università Politecnica delle Marche, condotto in collaborazione con la Fit-Cisl Marche, ha rilevato le criticità che determinano l’insorgenza di malattie professionali irreversibili e cioè: l’altezza dei mezzi utilizzati supera il limite superiore suggerito dalla normativa ISO 11228-1 (175 cm); il limitato utilizzo della tasca da parte degli operatori; la distanza verticale al prelievo non ergonomica essendo prevalentemente inferiore a 50 cm; lo forzo percepito dagli operatori (soggettivo) durante la raccolta della carta e dei rifiuti in genere. Inoltre lo studio ha evidenziato (e non poteva essere altrimenti) che le criticità maggiori si evidenziano nelle aree con numero elevato di sacchetti depositati per terra senza alternanza con cassonetti.
Pertanto, alla luce di queste premesse, è imprescindibile adottare un nuovo paradigma, individuando metodi di raccolta alternativi e definire, in collaborazione con le aziende del settore, processi e azioni che tutelino la salute dei lavoratori ponendo la sicurezza come una priorità reale e condivisa. Inoltre, è fondamentale coinvolgere anche i committenti e cioè gli Enti Locali, che possono giocare un ruolo decisivo nella promozione di una cultura della sicurezza e nel favorire l’adozione di pratiche lavorative più sicure.
Come sempre, come Fit-Cisl, saremo impegnati nella tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, mettendo in campo tutte le azioni e le iniziative del caso.