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Estate 2024, è boom dei Trasporti in Italia

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Documenti - Estate 2024, è boom dei Trasporti in Italia

12 Agosto 2024

Crescita esponenziale nella domanda di mobilità, con incrementi record per aerei, treni e crociere. La Commissione europea scioglie la riserva su Ita-Lufthansa ma pone ulteriori condizioni

A fine giugno 2024 è stato pubblicato sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) il rapporto dell’Osservatorio sulle tendenze della mobilità di passeggeri e merci della Struttura Tecnica di Missione, secondo il quale, la mobilità nel settore dei trasporti ha mostrato una significativa ripresa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare «ci sono stati aumenti nella domanda di passeggeri per l’alta velocità (+6%), il servizio Intercity (+8%), e il trasporto aereo (+12%), con un aumento dell’offerta di servizi rispettivamente del 2%, 1%, e 8%. Nel settore marittimo, la domanda di crociere è cresciuta del 50%, mentre quella per i traghetti è diminuita del 7%. Nel trasporto stradale, il traffico di veicoli leggeri sulla rete Anas è rimasto quasi invariato, mentre è aumentato del 2% sulla rete autostradale; per i veicoli pesanti, c’è stato un aumento dell’1% sulla rete Anas e una diminuzione del 2% sulle autostrade. Confrontando i dati con il periodo pre-Covid (2019), si osserva una crescita significativa nella domanda di traghetti (+26%) e crociere (+47%)». Il trend di crescita è confermato anche oltre il primo trimestre dal “Report semestrale” di Enac: oltre 100 milioni di passeggeri con un + 12% verso lo stesso periodo del 2023 e un incremento del traffico cargo del 18% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Che ci sia un aumento della domanda di trasporto in Italia è sicuramente una buona notizia perché indica una crescita, in primis per le aziende del settore, e un conseguente effetto benefico sull’economia del Paese. Tale presupposto rende ancora più urgente la necessità di rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro scaduti in quanto c’è bisogno di migliorare le condizioni di lavoro, elevare gli standard sicurezza, acquisire incrementi economici a beneficio del recupero inflattivo e migliorare gli strumenti di welfare. Questi elementi, unitamente all’adeguamento degli organici che attraverso assunzioni di nuovo personale determinano il riequilibrio dei carichi di lavoro, contribuiscono al benessere e alla motivazione delle lavoratrici e dei lavoratori. In un simile contesto di sviluppo non ci sono più alibi per nessuno e pertanto come Fit-Cisl, come sempre, faremo la nostra parte per giungere in tempi brevi ai rinnovi di tutti i contratti collettivi di lavoro scaduti.

Il si della Commissione europea all’operazione Ita-Lufthansa

Dopo tanti tira e molla e dopo le molteplici condizioni poste dalla UE, è andata a buon fine l’operazione di ingresso di Ita Airways nel Gruppo Lufthansa e, verosimilmente, ci saranno prospettive concrete per una crescita ordinata dell’occupazione nella compagnia italiana grazie alle sinergie che il vettore tedesco è in grado di sviluppare ed alla qualità delle sue strategie di mercato. Una crescita possibile, considerato il significativo sviluppo del mercato del trasporto aereo italiano, e di cui c’è bisogno per dare una risposta occupazionale alle 2.723 persone dipendenti dalla vecchia Alitalia che, attualmente, sono ancora in cassa integrazione. Una risposta che dovrà dare non solo Ita ma anche le società Swissport e Atitech che sono subentrate negli asset di Alitalia. Al momento Lufthansa ha acquisito il 41 per cento del pacchetto azionario di Ita e, secondo le dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze «rimarrà inizialmente una partecipazione dello Stato». L’Europa politica ha dunque approvato l’unione delle compagnie aeree e, a questo punto, ha poco senso recriminare sui danni arrecati dal troppo tempo perso. Bisogna guardare avanti, senza sperticarsi in fatue celebrazioni ma puntando con concretezza “al dopo”, consapevoli che sarà un percorso irto di ostacoli, alcuni dei quali, lo diciamo purtroppo con poco stupore, provengono da decisioni affrettate quanto superficiali, prese in sede europea rispetto al “climate change” senza considerare che, in un mercato globale come quello del trasporto aereo, anche le regole devono essere globali. L’Unione europea ha infatti deciso di diventare climaticamente neutrale entro il 2050, riducendo le sue emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. A tale scopo, nel 2021, la Commissione europea ha proposto il pacchetto “Fit for 55” (FF55), composto da una serie di iniziative come quella relativa al trasporto aereo sui Sustainable Aviation Fuels (SAF) nel progetto ReFuelEu Aviation, che prevedono dal 2025, allo scopo di abbattere le emissioni, l’obbligo di miscelazione dei carburanti (SAF) per tutti i voli in partenza dagli aeroporti dell’Unione europea. È certamente un progetto meritorio dal punto di vista dei principi, ma è, al momento, molto mal congegnato, perchè l’incremento dei costi previsti per l’acquisto di carburanti sostenibili e le altre misure incluse nel regolamento UE sul clima, così come oggi concepite, potrebbero generare effetti distorsivi, portando ad un aumento dei biglietti e alla perdita di competitività delle compagnie aeree europee rispetto alle compagnie non europee che non devono assolvere a tali obblighi. La norma potrebbe comportare un extra costo medio per singolo biglietto pari a circa 70 euro. Sarebbe l’ennesimo autogol a favore delle compagnie del golfo o che operano dalla Turchia che per esercitare lo stesso tipo di attività pagherebbero una sovrattassa di meno di un quarto. È dunque imperativo che i decisori politici applichino azioni correttive che assicurino condizioni di parità e leale concorrenza tra i vettori.

Le politiche europee

 I decisori che si sono insediati recentemente al Parlamento Europeo, in campagna elettorale hanno tutti promesso di voler cambiare in meglio la politica europea. Noi abbiamo la nostra idea di Europa, la immaginiamo più solidale e coesa, in grado di emettere bond comuni e con una fiscalità comune. Un obiettivo che viene discusso da tempo ma che è anche estremamente complesso da realizzare. Attualmente, l’Unione europea non ha una politica fiscale comune, ma ci sono stati vari tentativi e proposte per armonizzare almeno parzialmente le politiche fiscali tra i paesi membri. Le principali sfide riguardano le differenze significative nelle normative fiscali e nelle strutture dei sistemi fiscali tra i vari Stati membri. Queste differenze riflettono non solo variazioni economiche e sociali, ma anche diverse tradizioni e preferenze politiche nazionali. Alcune delle aree in cui si sta cercando una maggiore armonizzazione fiscale includono l’imposizione delle imprese, la base imponibile comune consolidata per l’imposta sulle società (CCCTB), la tassazione delle transazioni finanziarie e la lotta all’evasione fiscale attraverso una maggiore cooperazione tra le autorità fiscali nazionali. Tuttavia, la sovranità fiscale rimane una competenza fondamentale degli Stati membri, il che rende difficile ottenere un accordo unanime su misure di armonizzazione fiscale più profonde. Pertanto, mentre esistono alcuni strumenti e iniziative di cooperazione fiscale all’interno dell’UE, una vera e propria fiscalità comune europea continua a essere un obiettivo a lungo termine e soggetto a negoziati complessi tra gli Stati membri. Le sottolineature della Banca d’Italia Mario Panetta, Governatore della Banca d’Italia, ha esaminato diversi rischi per il nostro Paese e per l’area euro nel corso dei prossimi anni e, all’assemblea Abi (Associati dell’Associazione Bancaria Italiana), ha infatti dichiarato che «la riduzione dei tassi ufficiali potrà proseguire con gradualità, accompagnando il ritorno dell’inflazione all’obiettivo, se gli andamenti macroeconomici rimarranno in linea con le attese del Consiglio direttivo della Bce, se eventi inattesi rischiassero invece di allontanarci dal sentiero previsto, in una direzione o nell’altra, dovremo essere pronti ad adeguare prontamente le nostre decisioni». In sostanza parla in filigrana del nostro Debito sovrano molto elevato che rappresenta un rischio per la stabilità economica e finanziaria del nostro Paese. Mestamente dobbiamo rilevare che non sono in atto manovre correttive in grado di modificare la traiettoria del nostro indebitamento e che la strada delle privatizzazioni ci sembra velleitaria e, sulla base delle esperienze passate, inefficace.

A proposito di Pnrr

 Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in Italia, come noto, prevede diversi investimenti significativi nel settore dei trasporti, mirati a migliorare l’efficienza e la sostenibilità dell’infrastruttura e dei servizi di trasporto nel Paese. Ne ricordiamo alcuni, per sommi capi, a partire dai principali investimenti infrastrutturali nel settore dei trasporti che includono il potenziamento e l’ammodernamento della rete ferroviaria nazionale per migliorare la connettività e la velocità dei collegamenti. Ciò include progetti come, ad esempio, il potenziamento della linea ferroviaria Napoli-Bari e altri interventi strategici sulle principali direttrici ferroviarie. La promozione della mobilità a zero emissioni e infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici. Questo comprende la creazione di nuove stazioni di ricarica e la previsione di infrastrutture per la mobilità ciclabile nelle città. Per quanto attiene porti e logistica, gli interventi prevedono il potenziamento delle infrastrutture portuali per aumentare l’efficienza e la competitività dei porti italiani, migliorando anche la connessione con il sistema ferroviario e stradale. Investimenti sulla rete stradale per migliorare la manutenzione e l’efficienza energetica delle strade, nonché per potenziare le infrastrutture stradali principali al fine di favorire una migliore connettività e sicurezza stradale, mentre per quanto attiene i trasporti pubblici urbani è previsto l’incremento quantitativo e qualitativo dei servizi di trasporto pubblico urbano per ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’accessibilità nelle città italiane, con l’implementazione di soluzioni digitali per la gestione integrata dei trasporti, inclusi sistemi avanzati di monitoraggio e controllo del traffico e delle infrastrutture. Questi investimenti che mirano non solo a migliorare l’infrastruttura fisica ma anche a promuovere la sostenibilità ambientale e la resilienza del sistema dei trasporti in Italia, supportando così la crescita economica e migliorando la qualità della vita dei cittadini, hanno fatto emergere il noto problema della non sufficiente capacità di spesa del nostro Paese per cui si è resa necessaria una significativa revisione del programma originario. A fine 2023 il nostro Paese aveva speso circa 43 miliardi pari a circa il 22% delle risorse assegnate (194,4 miliardi di euro). Da quanto è dato sapere, l’Italia ha già acquisito 102,5 miliardi di euro pari più della metà delle risorse assegnate e potrà incassare le rimanenti quote se ci saranno coerenti progressi nella realizzazione del Piano. La nuova versione del Piano è stata definita con il decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze del 3 maggio 2024. Per avere un aggiornamento sullo stato di avanzamento del Pnrr bisognerà attendere la “Quinta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” che dovrebbe essere pubblicata entro la fine di luglio 2024.

Giubileo 2025

Intanto è stato diffuso il calendario generale del Giubileo 2025 e il prossimo 24 dicembre Papa Francesco aprirà la Porta Santa a San Pietro dando inizio all’evento più importante per la Cristianità. Secondo le stime degli esperti per l’occasione arriveranno a Roma durante tutto l’evento circa 35 milioni di pellegrini e fedeli. Per Roma e per l’Italia sarà una prova impegnativa e per il sistema dei trasporti italiano sarà un’opportunità per un’ulteriore crescita. Anche per queste ragioni si dovranno concludere al più presto e positivamente i tavoli dei rinnovi contrattuali e come Fit-Cisl stiamo lavorando con determinazione per raggiungere tale risultato nel più breve tempo possibile.

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