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La pace in Ucraina e la Rotta artica

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Documenti - La pace in Ucraina e la Rotta artica

24 Marzo 2025

La diplomazia internazionale continua a lavorare per la pace in Ucraina ma la deposizione delle armi non sembra essere ancora a portata di mano. Con il riscaldamento globale e il progressivo scioglimento dei ghiacci, il Passaggio a Nord-Ovest è diventato più navigabile ma non è ancora alternativo alle rotte tradizionali

Prove tecniche per riportare la pace in Ucraina

Sono trascorsi circa tre anni da quando, il 24 febbraio 2022, la Russia ha invaso l’Ucraina attivando uno dei conflitti più complessi e devastanti del XXI secolo. Tre anni di guerra equivalgono a un’insopportabile eternità per la popolazione costretta a vivere una simile condizione e, per ogni giorno che passa, aumentano le vittime, gli sfollati e la distruzione delle città.

I tentativi per negoziare la pace che ci sono stati fino a oggi non hanno prodotto i risultati attesi e gli accordi temporanei di “cessate il fuoco” sono stati spesso violati. Recentemente, il 18 febbraio 2025, a Riad, in Arabia Saudita, durante un incontro bilaterale fra le delegazioni russe e statunitensi per mettere le basi per una pace in Ucraina, per quanto possa sembrare bizzarro, si è discusso anche di una possibile cooperazione sui progetti energetici nell’Artico. La conferma è arrivata dall’oligarca russo Kirill Dmitriev, CEO (Chief Ececutive Officer) del fondo sovrano di investimento russo, Russian Direct Investment Fund (Rdif), e importante membro della delegazione di Mosca presente ai colloqui. Dmitriev ha dichiarato: «È stata più una discussione generale, forse progetti congiunti nell’Artico. Abbiamo discusso specificamente dell’Artico». Una notizia che non può non aver destato l’attenzione della Cina che da tempo sta lavorando per proporsi anche come una potenza Talassocratica, ovvero con una flotta militare tale da assicurargli il dominio del mare. La rotta artica, o rotta marittima del Nord, è una via commerciale che attraversa il Mare Glaciale Artico e collega l’Europa e l’Asia, passando lungo la costa settentrionale della Russia. Questa rotta può offrire significativi risparmi in termini di tempo e costi di trasporto rispetto alle rotte tradizionali che passano attraverso il Canale di Suez o il Canale di Panama.

Perché tanto interesse

La scoperta della rotta artica, conosciuta anche come Passaggio a Nord-Ovest, è risalente ed è attribuita a diverse esplorazioni nel corso dei secoli. Roald Amundsen, un navigatore norvegese, è una delle figure più importanti nella storia della scoperta della rotta artica in quanto è stato il primo a completare con successo la navigazione del Passaggio a Nord-Ovest nel 1906.

La rotta artica può ridurre la distanza di viaggio fino al 38 % rispetto alla rotta tradizionale attraverso il Canale di Suez. Ad esempio, un viaggio tra Europa e Asia orientale potrebbe essere accorciato di circa 8.000 km e di circa 12 giorni. Un viaggio più breve, oltre a richiedere minore carburante e quindi minori costi, garantisce tempi di transito più rapidi, con un conseguente impatto positivo sull’efficienza complessiva del traporto. Un’opportunità particolarmente vantaggiosa per merci deperibili e per le spedizioni internazionali che richiedono tempi di consegna rapidi.

La possibilità di utilizzare la rotta artica sta dunque diventando sempre più verosimile per ragioni, che possono essere raggruppate in tre macroaree: cambiamenti climatici, interessi economici e geopolitici.

Il cambiamento climatico sta causando un aumento delle temperature medie globali, con conseguente riduzione della banchisa polare. Questo rende la rotta artica sempre più navigabile per periodi più lunghi durante l’anno. Secondo uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) si prevede che entro il 2050 sarà possibile navigare nella regione artica per diversi mesi all’anno. Inoltre, la regione artica è ricca di risorse naturali come petrolio, gas e minerali, il cui sfruttamento è reso più agevole dalla maggiore accessibilità.

La Russia, evidentemente, vede nel passaggio a nord-ovest un’opportunità per rafforzare la sua presenza nella regione e aumentare il controllo sui traffici marittimi. Anche la Cina è molto interessata alla rotta artica, sia per i vantaggi economici che offre, sia per la possibilità di espandere la sua influenza geopolitica. Diverse nazioni come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, il Canada e i paesi nordici, rivendicano, più o meno legittimamente territori nell’Artico. Il controllo di queste rotte e risorse è diventato un aspetto cruciale nelle loro politiche di difesa e nelle dinamiche geopolitiche globali.

Le alleanze geopolitiche globali e le difficoltà europee

La guerra in Ucraina ha indotto una significativa polarizzazione nelle alleanze geopolitiche globali. L’arrivo della presidenza Trump ed il conseguente dialogo diretto tra Trump e Putin sta avendo un impatto significativo sugli scenari geopolitici, anche se è controverso e, appunto, polarizzante. Durante la precedente amministrazione Trump, ci sono stati momenti di cooperazione con i russi, come negoziati sulla riduzione degli arsenali nucleari e la lotta al terrorismo, ma anche tensioni riguardanti le interferenze russe nelle elezioni e la politica estera aggressiva di entrambe le parti.

Oggi il mondo è cambiato e, parafrasando l’opera manzoniana, il vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro sembra essere rappresentato dall’Europa, tuttora incapace di avere un comune afflato su temi quali la sicurezza ed il posizionamento geostrategico, questo nonostante gli accorati inviti di Mario Draghi ad uscire da questo immobilismo paralizzante. Il 9 settembre 2024 Draghi ha presentato alla Commissione, da cui aveva ricevuto incarico, “Il Rapporto sul Futuro della Competitività Europea”, l’attesa relazione di 400 pagine per rilanciare l’Unione economicamente. Nel documento si rileva che il panorama globale è profondamente cambiato e l’UE deve affrontare sfide epiche accelerando l’innovazione, la decarbonizzazione e il rafforzamento della sicurezza economica. A tal fine, l’ex presidente della Bce ha esortato la UE a investire fino a 800 miliardi all’anno, circa il 5% del PIL complessivo della UE, per rendere l’Europa competitiva, chiedendo anche un impegno in tempi rapidi per l’emissione regolare di strumenti di debito comune.

Queste raccomandazioni saranno ascoltate e realizzate? Se, come si dice, il buongiorno si vede dal mattino, non si percepisce nel dibattito europeo un grande entusiasmo rispetto alla direzione indicata nel Rapporto Draghi e, soprattutto, sembra che non ci si renda conto che la situazione europea, in questo momento, è molto più complessa rispetto a un recente passato.

Uscire dalle sabbie mobili

Durante la Pandemia ci siamo resi conto che dipendevamo dalla Cina anche per la fornitura di un semplice dispositivo salvavita come una mascherina chirurgica, una mascherina FFP2 o FFP3. Dopo l’invasione della Russia in Ucraina si sono palesate ulteriori fragilità dell’incompiuta Europa. Queste lezioni però sembra non siano servite a nulla. Non si sono messe ancora in atto politiche di riduzione della dipendenza dagli altri attori globali nei settori strategici come energia, difesa e tecnologia. Gli Stati membri non hanno condiviso le scelte di politica estera e l’Europa non riesce ancora a parlare con un’unica voce. Non c’è ancora un’unica idea di difesa comune e, se non si lavora comunemente su questi temi, sul piano globale l’Europa rischia la marginalità. Il Rapporto Draghi offre una serie di spunti per far uscire l’Europa dalle sabbie mobili dell’incertezza. Del resto l’ex presidente della Banca centrale europea è uno dei pochi esperti presenti sullo scacchiere internazionale in grado di avere una visione globale e, ignorarne totalmente le sue tesi, rischia di essere letale per l’Europa e le sue altalenanti politiche. Proprio durante il suo mandato di presidente della Banca centrale europea (da novembre 2011 a ottobre 2019), a fronte di significative difficoltà come la crisi finanziaria globale e le sfide economiche dell’area euro, ha implementato diverse politiche per incoraggiare la crescita economica nell’area euro mantenendo i tassi di interesse bassi o addirittura negativi per stimolare la spesa e gli investimenti. Fra le principali azioni introdotte ricordiamo i programmi di quantitative easing, attraverso l’acquisto di titoli di stato e altri asset finanziari al fine di aumentare la liquidità nel sistema finanziario e ridurre i tassi di interesse a lungo termine; la forward guidance, comunicando in anticipo le intenzioni della Bce riguardo alla politica monetaria futura, per influenzare le aspettative degli operatori di mercato e dei consumatori; le Longer Term Refinancing Operation (LTRO) che sono operazioni di rifinanziamento a lungo termine per fornire liquidità aggiuntiva alle banche, migliorando così l’accesso al credito per le imprese e i consumatori.

Atteso che il dialogo attualmente in corso tra i leader delle superpotenze può influenzare gli equilibri, la stabilità globale e le relazioni tra i Paesi, l’Unione europea, per non rischiare la marginalità e uscire dalle sabbie mobili dell’incertezza, deve rafforzare la cooperazione fra gli Stati che la compongono (troppo spesso in competizione fra loro nel nome del “libero mercato”) per consolidare, conseguentemente, indipendenza energetica, economica e tecnologica con una strategia integrata che combini  investimenti e innovazioni per garantire la libertà e la democrazia.

La crisi dell’ordine internazionale

Fino al 20 gennaio 2025, ultimo giorno della Presidenza Biden, l’Ucraina, supportata da Stati Uniti, Unione Europea e altri alleati occidentali, ha cercato di rafforzare i legami con le istituzioni internazionali come la NATO e l’Unione Europea. Questo ha comportato un supporto militare, economico e diplomatico da parte dei paesi occidentali per contrastare l’invasione russa e sostenere l’indipendenza ucraina. La guerra ha portato anche ad un consolidamento e a un rafforzamento della NATO (Organizzazione Del Trattato Nord Atlantico), con l’espansione della sua influenza in Europa orientale e l’inclusione di Paesi come la Finlandia e la Svezia (questi ultimi si sono ufficialmente candidati a diventare membri della NATO durante il conflitto). Questo ha aumentato le tensioni con la Russia, che considera l’espansione della NATO come una minaccia diretta alla sua sicurezza.

Oggi però l’approccio impetuoso e spiazzante della presidenza Trump ci porta in un terreno inesplorato dove nulla sarà come prima e come europei saremo chiamati a confrontarci con nuove sfide geopolitiche senza la certezza dell’ombrello statunitense.

Siamo di fronte a un’accelerazione della crisi dell’ordine internazionale iniziato già da una ventina di anni.

È difficile fare previsioni su cosa accadrà nei prossimi anni. Una cosa però è certa:oggi l’Europa è chiamata a un’assunzione di responsabilità, si dia una scossa e contribuisca a ripristinare le condizioni di riequilibrio in questo nuovo mondo. Per farlo deve instaurare nuove relazioni internazionali con tutti gli interlocutori strategici tenendo conto dei loro bisogni e dei loro interessi, partendo dalla valorizzazione del diritto internazionale. Le condizioni e i mezzi per farlo ci sono, si deve partire misurando le parole e trovando la forza per superare i particolarismi interni all’Europa.

Di fronte a una simile condizione non possiamo che auspicare che i leader mondiali ascoltino e comprendano le necessità reali dei popoli che rappresentano, lavorando insieme per la costruzione di una pace duratura e per risolvere positivamente la crisi dell’ordine internazionale promuovendo il rispetto dei diritti umani, un maggior rispetto del diritto internazionale umanitario e il benessere collettivo. Solo così facendo sarà possibile far rinascere nei giovani quel sentimento che al momento sembra mancare: la speranza. Solo la speranza che ci sia la possibilità di determinare un cambiamento in positivo e di ottenere un futuro migliore può offrire le indispensabili, necessarie ed efficaci motivazioni per superare i momenti più complessi. Da ogni crisi e da ogni difficoltà è possibile cogliere un’opportunità che si può trasformare in un seme per ottenere un futuro migliore e a misura di persona per tutti.

Il messaggio del Santo Padre per l’Angelus di domenica 23 febbraio

“Si compie domani il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l’Ucraina: una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità! Mentre rinnovo la mia vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan”.

Uniti in un pensiero comune, desideriamo esprimere affetto e vicinanza a Papa Francesco, augurandogli una pronta guarigione dagli iscritti, dagli operatori e dai dirigenti della Fit-Cisl. Oggi più che mai, la comunità ha bisogno di un punto di riferimento come il Santo Padre, il cui esempio di umanità, saggezza e impegno per la pace tra i popoli continua ad essere fonte di ispirazione.

I prossimi appuntamenti contrattuali

L’aumento dell’inflazione dovuto alla crisi energetica, il rallentamento della crescita economica, la riduzione del potere di acquisto, la mancanza delle materie prime, la riduzione della disponibilità di grano e mais e il conseguente aumento dei prezzi degli alimenti, hanno richiesto, a livello europeo e nel nostro Paese, rapide politiche di transizione verso le energie rinnovabili e cercato nuove fonti di approvvigionamento, come gas naturale liquefatto (GNL) dagli USA e gas dall’Africa.

Nel complesso, la guerra ha reso l’Europa più vulnerabile dal punto di vista economico e logistico, ma ha anche accelerato cambiamenti strutturali, come la transizione energetica e la diversificazione delle rotte commerciali.

Anche sul piano dei rinnovi contrattuali nell’ambito dei trasporti, nel secondo semestre del 2024, si è fatto un ottimo lavoro che bisogna proseguire quest’anno a partire dal rinnovo del Ccnl della Mobilità-Trasporto pubblico locale e dal rinnovo del Ccnl Mobilità-Attività ferroviarie. Per quanto attiene al primo, come noto, esistono già intese che sono rimaste sospese a causa di un problema dovuto al reperimento delle necessarie risorse economiche da parte del Governo. Relativamente al secondo il percorso relazionale propedeutico al rinnovo del Ccnl Mobilità Attività Ferroviarie, si è già giunti a un buon livello ma, per la conclusione positiva del confronto, è tanto opportuna quanto necessaria una accelerazione del negoziato. Come Fit-Cisl, come sempre, faremo tutto quanto necessario, anche nell’interesse del Paese, per portare rapidamente a conclusione positiva i due confronti. Come sempre confidiamo nella responsabilità e nel buon senso di tutti i soggetti interessati.

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