9 Febbraio 2024
Attualmente al Gruppo FSI, il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Mef, fanno capo le seguenti Società: Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. , Anas s.p.a., Italferr s.p.a., Trenitalia s.p.a., Mercitalia Logistic s.p.a., Busitalia Sita Nord s.r.l., Ferrovie del Sud Est s.r.l., FS Sistemi Urbani s.r.l., Grandi Stazioni Immobiliare, FSTechnology, FS International, Italcertifer, Fercredit, Ferservizi, FS Security.
L’ultimo piano industriale (2022-2031), a seguito dell’ennesima riorganizzazione del Gruppo, ha previsto 4 Poli (P. Infrastrutture, P. Passeggeri, P. Logistica, P. Urbano), all’interno dei quali, sono state allocate le varie società.
Questa nuova organizzazione ha prodotto un rilevante impatto sulla Governance societaria i cui effetti, dal versante sindacale, non sono ancora apprezzabili, così come occorre un tempo più ampio per valutare l’efficacia dei Poli, ma è un dato di fatto che la nuova organizzazione ha richiesto significative modifiche statutarie e che le stesse hanno caratterizzato, ancora di più FS come holding del Gruppo.
Attualmente alle dipendenze delle società che costituiscono il Gruppo ci sono oltre 85.000 dipendenti e Rfi assicura il mantenimento in efficienza della rete e la circolazione di 9.500 treni al giorno prodotti dalle 32 imprese ferroviarie che operano nel nostro Paese e molte di queste imprese ferroviarie non applicano ancora il Ccnl Mobilità Attività Ferroviarie. Sono circa 3 milioni i viaggi giornalieri di persone che utilizzano i treni regionali.
Considerato che il Mit, con circa 62 miliardi di euro assegnati da varie fonti di finanziamento (Fondo Sviluppo e Coesione, Fondi Nazionali, Fondi strutturali e di investimento europei Sie, Fondo per la Perequazione Infrastrutturali) è il primo ministero per investimenti e che allo stesso tempo è centrale per l’attuazione del Pnnr, è del tutto evidente che il Gruppo FS è uno dei principali attori a cui sono rivolti gli investimenti.
Il Futuro del Gruppo FSI
Per tutte queste sue caratteristiche il Gruppo FS costituisce un Asset Strategico per il Paese che garantisce investimenti strategici per lo sviluppo e la mobilità a costi compatibili per milioni di cittadini e turisti ed è decisivo per le merci e la logistica, fondamentali per un Paese manifatturiero come il nostro.
Questo implica innanzitutto la necessità di una gestione attenta da parte del management e, sul piano politico, la preservazione del suo valore.
In tal senso le dichiarazioni del Governo rispetto ad una “privatizzazione del Gruppo” ci lasciano perplessi. A partire dal fatto che non sono chiari i motivi che spingono ad una scelta di questa natura. Quali sarebbero i vantaggi per il sistema ferroviario, per le infrastrutture sui territori, per la sicurezza, per chi viaggia, per chi lavora e per chi produce?
Noi riteniamo inaccettabile l’idea che tali scelte possano essere fatte solo per vantaggi di finanza pubblica di breve periodo sacrificando il più grande e funzionale servizio pubblico del Paese, le Ferrovie dello Stato Italiane, che non può essere svenduto né deteriorato, anzi deve essere il volano per il rilancio del lavoro e dell’economia nazionale. Su tale questioni, che non riguardano solo chi in quel gruppo lavora ma il Paese intero richiamiamo, ancora una volta l’attenzione delle forze politiche, delle istituzioni locali e regionali, delle forze produttive, della stampa e dell’opinione pubblica.
Sicurezza sul lavoro
Abbiamo da poco concluso un anno che è stato certamente caratterizzato da alcuni gravi incidenti che hanno rialzato il livello di attenzione sulla sicurezza del sistema ferroviario.
Da quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Agenzia Ansfisa sulla sicurezza delle ferrovie interconnesse anno 2022 «I dati relativi al 2022 mostrano un valore degli incidenti significativi, rapportato con i volumi di traffico, superiore al dato del 2021 anche se lo stesso risulta in linea con il valore medio degli ultimi 10 anni».
A tale quadro si aggiungono le aggressioni subite dal personale front – line, per contrastare le quali è stato sottoscritto, in marzo del 2022, un protocollo fra le parti sociali, i ministeri competenti in materia, la Conferenza Stato Regioni e l’Associazione nazionale dei comuni, che giace inapplicato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Questa situazione non è più accettabile. Noi crediamo che :